
Sei giornate, primo posto in classifica e una certezza: la Roma vince, ma non grazie ai suoi attaccanti. I giallorossi sono in vetta più per la solidità difensiva e i bonus provenienti da centrocampo e retroguardia che per i colpi delle punte. Un paradosso, considerando che in rosa ci sono nomi come Evan Ferguson e Artem Dovbyk, due arieti chiamati a fare la differenza e che invece stanno collezionando più “malus morali” che bonus reali. Nel frattempo, il faro offensivo della squadra si chiama Matías Soulé, sorprendente per continuità e impatto: dribbling, assist, personalità e quella fame che manca ai colleghi di reparto. L’altra stella, Paulo Dybala, come spesso accade, resta vittima del suo fisico fragile: genio assoluto, ma a singhiozzo. La Roma, insomma, è in testa, ma il suo attacco è tutt’altro che da capolista. E per i fantallenatori, la questione è seria: quanto ancora si può aspettare che Ferguson e Dovbyk si sblocchino? E cosa succederà se Soulé dovesse rallentare? Entriamo nel dettaglio:
In una Roma prima in classifica ma ancora alla ricerca di certezze offensive, c’è un nome che sta facendo la differenza e che, giornata dopo giornata, sta riscrivendo le gerarchie del fantacalcio: Matías Soulé. Dopo sei giornate, l’argentino vanta una media fantacalcio di 8.33, frutto di 3 gol e 2 assist, numeri che lo collocano tra i migliori interpreti offensivi del campionato. Un rendimento sorprendente, soprattutto se si considera che a inizio stagione doveva essere un semplice comprimario L’argentino sta dimostrando una maturità sorprendente, unendo alla qualità tecnica la capacità di incidere concretamente. In un attacco che finora ha deluso le aspettative, è lui a fare la differenza con giocate decisive e una costanza di rendimento che al fantacalcio vale oro. Il dato che più impressiona è la regolarità: sei partite a voto, nessuna insufficienza, sempre tra i migliori in campo. Non segna solo, ma partecipa attivamente alla manovra e spesso crea spazi e occasioni per i compagni. Chi lo ha preso come scommessa, magari come terzo o quarto slot, oggi si ritrova con un top player vero, un giocatore che garantisce bonus e affidabilità. Per chi gioca al fantacalcio, la domanda è naturale: conviene tenerlo o sfruttare il momento per uno scambio vantaggioso? Al momento, la risposta è semplice: tenerlo stretto. Soulé è nel pieno della sua esplosione, ha fiducia, minutaggio e un ruolo centrale nella manovra giallorossa.
Paulo Dybala, il talento più cristallino della squadra, continua a vivere una stagione in bilico tra classe e fragilità. Dopo sei giornate, la “Joya” è apparsa solo quattro volte, spesso partendo dalla panchina, e ha già saltato due partite per i soliti problemi fisici che ormai lo accompagnano da anni. Il suo inizio di stagione è tutt’altro che brillante: fantamedia di 6.12, zero gol, zero assist, e quella sensazione amara di incompiutezza che inizia a pesare anche tra i fantallenatori più pazienti. Il talento non si discute, ma i numeri parlano chiaro. Quando è in campo, Dybala illumina ancora con tocchi, idee e giocate d’alta scuola, ma la sua incidenza reale sul tabellino è praticamente nulla. Nessuna rete, nessun bonus, e la crescente percezione che la sua magia non basti più a mascherare una condizione fisica che lo limita pesantemente. È il classico giocatore che, al fantacalcio, ti costringe a una scelta difficile: tenerlo nella speranza che esploda o liberarsene prima del prossimo stop. Dybala sta offrendo finora soltanto preoccupazioni. L’assenza di bonus e la continua incertezza legata alle sue condizioni fisiche rendono difficile schierarlo con serenità
In estate doveva fare le valigie, ma alla fine è rimasto. Non per scelta tecnica, più per mancanza di alternative. Artem Dovbyk, oggi, è il simbolo dell’attacco horror della Roma: tanto fisico, poco calcio. Dopo cinque partite a voto, i numeri parlano chiaro — una sola rete, un assist, media voto 5.9 e fantamedia 6.7 — cifre da comprimario, non da centravanti titolare di una squadra prima in classifica. Gasperini lo ha detto apertamente: ci sarà alternanza con Ferguson, in base allo stato di forma. E la verità è che nessuno dei due convince fino in fondo. Dovbyk si muove tanto, lotta, fa a sportellate, ma lascia la stessa impressione di un pugile che tira a vuoto. Ogni volta sembra sul punto di sbloccarsi, ma poi finisce per sparire. E quando arriva il momento decisivo, riesce pure a peggiorare le cose. Come in Europa League, dove ha centrato un record difficile da eguagliare: due rigori sbagliati consecutivi. Due, uno dietro l’altro. Un doppio colpo al morale e alle statistiche, che ha fatto impazzire anche i fantallenatori più pazienti.
Doveva essere lui il volto nuovo dell’attacco giallorosso, il centravanti giovane, tecnico e moderno capace di portare la Roma a un livello superiore. Invece, dopo sei giornate, Evan Ferguson è ancora un enigma. Arrivato in prestito oneroso per circa 3 milioni, con diritto di riscatto fissato a 37, l’operazione complessiva vale quasi 40 milioni di euro: un investimento pesante, che finora non ha portato i frutti sperati. Ferguson veniva da una rottura del crociato che lo aveva tenuto fermo per tutta la scorsa stagione, e questo va ricordato. Alla prima uscita stagionale aveva illuso tutti. Movimenti intelligenti, tocchi di qualità, visione di gioco. Un centravanti atipico, più artista che bomber, capace di far girare la squadra con la sua tecnica pulita. Poi, però, la luce si è spenta. Poca cattiveria sotto porta, poca presenza negli ultimi metri, e una tendenza preoccupante a sparire dal gioco nei momenti che contano. Perché la sensazione è che Gasperini, almeno per ora, non lo consideri ancora pronto per reggere il peso dell’attacco da titolare. Per i fantallenatori è diventato una scommessa congelata. Ferguson non è disastroso, ma semplicemente non c’è: pochi minuti, zero bonus, e quella costante impressione di un giocatore che vive a metà tra la promessa e la delusione.
Chissà dove si spingerà la Roma in questo campionato
Col rientro di Dybala si sbloccheranno gli attaccanti