
Non è più una novità, su Pietro Comuzzo si sono posati gli occhi dei principali club italiani. Nel mercato invernale il Napoli era arrivato ad offrire ben 35 milioni di euro per accaparrarsi il suo cartellino, rimasto nelle mani dei viola per volontà di Rocco Commisso che ha rifiutato ogni tipo di trattativa.-
Il rinnovo però ancora non è arrivato e, negli ultimi mesi, il minutaggio di Comuzzo è drasticamente calato.
MA COSA C'E' DIETRO LE TANTE PANCHINE?
Ben presto il centrale viola è diventato un punto fermo della Fiorentina sotto la guida di Palladino, che aveva deciso di puntare su di lui con convinzione, a differenza di Italiano nella stagione precedente. Nonostante la giovane età e l’inesperienza in Serie A, il difensore si era conquistato un ruolo da titolare, ripagando la fiducia del tecnico con ottime prestazioni nella prima parte di stagione. A gennaio, però, l’interesse del Napoli e un cambiamento tattico hanno ridimensionato il suo impiego.
Dopo il mancato trasferimento, il difensore ha visto il suo minutaggio ridursi drasticamente, con solo 101 minuti giocati nelle ultime quattro gare di campionato, complice il buon rendimento della nuova retroguardia scelta da Palladino.

Appena due presenze nele ultime 8 di campionato
Il tutto mentre il compagno di reparto, Marin Pongracic, si è preso la scena con cinque gare su cinque da titolare da quando è finalmente tornato a pieno regime dopo le settimane passate tra infortuni, dubbi e poca brillantezza. Raffaele Palladino ha sempre fatto le scelte in difesa alla ricerca del migliore equilibrio per ritrovare compattezza e massima efficacia. L’ultima da titolare, per il prodotto del vivaio viola, a inizio febbraio nel recupero della sfida con l’Inter quando al Franchi andò in scena il trionfo della concretezza e della solidità contro i campioni d’Italia. In quel caso Palladino optò per Comuzzo laterale destro di difesa con Pongracic e Ranieri centrali, alzando così Dodo a centrocampo. Una scelta che gli ha consentito di avere più protezione a sostegno di De Gea ma anche la rapidità necessaria per le transizioni a innescare Dodo e Kean
MISTERI DEGLI ALLENATORI