Amarcord 1985-86, Platini e Maradona banchettano e le milanesi cedono subito il passo (parte prima)

“Era l’anno dei Mondiali, quelli dell’’86, Paolo Rossi era un ragazzo come noi”… Inizia con questa citazione musicalmente storica il nostro viaggio dentro una stagione che si concluderà con la più importante kermesse calcistica, i Mondiali di calcio, che nel 1986 si sono disputati in Messico e forse come non mai hanno visto il trionfo di un uomo solo al comando di un gruppo tecnicamente non eccelso ma che si è rivelato funzionale per compiere l’impresa più grande.
 

Noi ci riferiamo ovviamente all’Argentina col condottiero Maradona e i suoi fidi scudieri. Mentre nella sua canzone, “Giulio Cesare”, il grande Venditti sembra citare il Paolo Rossi che tutti noi conosciamo, il Pablito eroe del Mundial di Spagna di 4 anni prima, mentre invece la sua dedica andava all’omonimo studente primo morto negli scontri tra polizia e studenti a Roma, sulla scalinata della Facoltà di Legge. Omonimo di un eroe immortale, morto come e quando non doveva morire, ragazzo come noi. 


Chi era ragazzo come noi nella stagione 1985-86, che si concluderà appunto coi Mondiali messicani, ricorderà che quella fu una stagione ricca di avvenimenti in ogni ambito, dal calcio alla musica, al cinema, alla cronaca. Per chi era ragazzo come noi, per chi non lo era più, per chi era appena bambino o per chi non era ancora nato, ci apprestiamo ancora una volta a salire sulla mitica DeLorean di Doc e di Marty McFly per fare il nostro viaggetto nel tempo, indietro nel futuro o avanti nel passato che sia. Notando come in effetti persino il famosissimo film “Ritorno al futuro” di Robert Zemeckis si collochi in questa stagione, visto che in Italia uscì il 18 Ottobre 1985.


E’ una stagione che si apre proprio con l’impresa storica di un ragazzo, appena 17enne all’epoca. E’ il campione di tennis Boris Becker, il più giovane vincitore nella storia del Torneo di Wimbledon, che trionfa il 7 Luglio 1985 e che si vedrà dedicare uno spazio rilevante nella canzone “Geil” di Bruce e Bongo (unico loro grande successo discografico). Boris is geil, diceva il brano, e negli anni il termine “geil” arrivò a significare cool o fantastico.
 

Certamente più rilevante, musicalmente, il concerto tenutosi pochi giorni dopo, il 13 Luglio 1985, allo stadio di Wembley e a quello di Philadelphia in contemporanea. Il più grande evento rock della storia, il più grande collegamento via satellite, la più grande trasmissione televisiva di tutti i tempi, con quasi 2 miliardi di telespettatori in 150 Paesi che hanno assistito all’evento in diretta. Da un’idea di Bob Geldof dei “Boomtown Rats” e di MidgeUre degli “Ultravox”, per ricavare fondi per l’Etiopia, e l’obiettivo viene ampiamente superato. Resta impressa nella memoria collettiva l’esibizione dei Queen a Wembley, giudicata la migliore  performance dell’evento, con Freddie Mercury a trascinare l’intero stadio.


E la stagione calcistica? Ne riserverà di colpi di scena, anche e soprattutto dopo che inizialmente tutto sembrava già scritto…. Nell’estate del 1985 i favori dei pronostici, dopo una stagione anomala che ha visto l’impensabile trionfo del Verona di Bagnoli, sono proprio per gli scaligeri, per la giovane Sampdoria (fresca detentrice della Coppa Italia) dei gemelli del goal Vialli e Mancini e, forse ancora di più, per un’Inter ambiziosa che cerca la stagione del riscatto. Il presidente nerazzurro Ernesto Pellegrini lancia in grande stile l’operazione scudetto, acquistando il terzino sinistro Luciano Marangon e l’ala Pietro Fanna dal Verona detentore del titolo, e piazzando il colpo Marco Tardelli dalla Juventus. Gli addetti ai lavori sembrano unanimemente d’accordo: tecnicamente parlando, l’Inter vanta l’organico più forte, avendo integrato campioni ad una rosa già composta da campioni.
 

I sogni però svaniranno praticamente all’alba per i nerazzurri. Pellegrini esonererà il tecnico Castagner ed affiderà la squadra alla bandiera Mario Corso, ma le cose andranno di male in peggio e in campionato l’Inter chiuderà malinconicamente sesta. Le cose sembrano andare meglio in Europa, dove i nerazzurri sognano la finale di Coppa UEFA dopo aver battuto il Real Madrid 3-1 a Milano. Ma al ritorno in Spagna subiranno la remuntada delle merengues che si imporranno 5-1 dopo i tempi supplementari, facendo svanire gli ultimi sogni di gloria rimasti. 


Dai favori dei pronostici resta nettamente e stranamente fuori la Juventus, ai quali tutti danno tempi di carburazione più sul medio e lungo termine causa una massiccia campagna acquisti volta al rinnovamento. Sono andati via tre big, e che big: Tardelli, come detto, all’Inter, Boniek alla Roma e Paolo Rossi al Milan, oltre ad ottimi elementi come Vignola e Prandelli. Una rivoluzione totale anche sul piano tattico, con gli arrivi di due fantasisti laterali, ovvero Massimo Mauro dall’Udinese e Michael Laudrup dalla Lazio. Dalla formazione capitolina neo-retrocessa arriva anche l’incontrista Manfredonia, mentre in attacco ci si affida al possente Aldo Serena, reduce da una buonissima stagione al Torino. Mauro, Laudrup e Serena appunto a formare un attacco atipico, una sorta di triangolo con il genio di Platini alla base a gestire a proprio piacimento il tutto.

 

Sembra una rosa ricca ma difficilmente assemblabile almeno inizialmente, ed invece il mister Giovanni Trapattoni ne ricava subito un capolavoro, che porta la squadra bianconera ad un record storico battuto solo molti anni dopo: 8 vittorie nelle prime 8 giornate, e serie interrotta solo da una magia storica di Maradona, di cui parleremo presto.


Le prime 8 giornate sono dunque un monologo, una strada a senso unico che porta la Juventus a battere, nell’ordine, Avellino, Como, Pisa, il Verona campione uscente al Bentegodi, poi ancora Atalanta, il Torino nel derby con la solita immancabile firma di Michel Platini nelle stracittadine torinesi di quell’epoca, poi Bari e Udinese. Il 27 Ottobre 1985 i punti di vantaggio sulla seconda, che in quel momento è l’Inter non ancora crollata, sono già ben 4, ed in appena 8 giornate con i 2 punti a vittoria sono un’enormità.

Amarcord 1985-86, Platini e Maradona banchettano e le milanesi cedono subito il passo (parte prima)

La punizione divina di Maradona che stese la Juve


Nessuno scossone dunque al campionato, uno invece purtroppo tragico avviene in quel lasso di tempo in un luogo geograficamente lontano per noi, ma che sarà vicino calcisticamente qualche mese dopo e vicino immediatamente invece agli occhi e al cuore della gente. Si tratta del catastrofico terremoto in Messico, con epicentro nei pressi di Acapulco. E’ il 19 Settembre 1985. Muoiono migliaia di persone, la capitale Città del Messico è completamente distrutta. “Mexico sigue en pié” si dirà nel corso dei mesi successivi che porteranno poi perlomeno la gioia del Mondiale in casa ad una Nazione, ad una terra, ad un popolo distrutto dalla furia della natura.

 

Purtroppo non sarà la sola catastrofe di questa stagione, perché una tremenda, imputabile agli errori umani e non alle forze della natura, avverrà appena 1 giorno dopo la fine del campionato, e cioè il 28 Aprile 1986, col disastro nucleare in Urss. E’ la tragedia di Chernobyl, nei pressi di Kiev, del reattore della centrale che brucia e che manda in allarme e nel panico l’Europa e il Mondo, con la radioattività che sale vertiginosamente, e con essa la paura per il presente e per un futuro che purtroppo ne risentirà, ancora ai giorni nostri.


Il campionato sembra dunque archiviato dopo la partenza sprint della Juventus, ma il 3 Novembre 1985 tutta l’Italia sportiva non bianconera spera nel miracolo che possa riaprire i giochi. E’ il giorno di Napoli-Juventus, è il giorno di Maradona contro Platini, è il giorno della domanda di carattere storico-culturale di Galeazzi che prima dell’incontro, durante l’ingresso in campo, chiede all’asso francese della Juventus chi sia il Maschio Angioino a Napoli, sentendosi rispondere semplicemente “Diego”.

 

E’ un’investitura che si concretizza nell’opera d’arte del minuto 72. Sono le 15:57 in Italia, ed un urlo scuote un campionato che fino a quel momento era stato un monologo. Maradona ha appena sconfitto le leggi della natura dipingendo col suo piede fatato una traiettoria impossibile, con un calcio di punizione battuto con barriera troppo vicina che si infila ugualmente nel sette della porta difesa da Tacconi. Quel giorno Maradona è appunto il Castel Nuovo di Napoli, chiamato anche Maschio Angioino, storico castello medievale e rinascimentale nonché uno dei simboli della città. Quel giorno stesso crolla il castello delle vittorie consecutive della Juventus, ma la marcia della squadra di Trapattoni ricomincerà praticamente subito.


La domenica successiva infatti il già citato triangolo offensivo composto da Mauro, Laudrup e Serena schianta la Roma. Tutti e tre a segno nel 3-1 rifilato ai giallorossi di Eriksson, che riusciranno a siglare il momentaneo illusorio pareggio nel primo tempo con Pruzzo prima di cedere. Già, la Roma e il suo bomber Pruzzo, “o Rey di Crocefieschi”, già capocannoniere nel 1980-81 e nel 1981-82, prima del regno incontrastato di Platini che vincerà la classifica dei marcatori per 3 anni consecutivi pur non essendo attaccante.

 

Perché non abbiamo ancora nominato la Roma? Beh, semplicemente perché la squadra giallorossa non gode di alcun favore di pronostico in estate e non è certo partita alla grande in autunno, e dopo questa giornata si ritrova appena sesta a -7 dalla capolista. Difficile indicarla come protagonista. Per il momento…
 

Dunque nonostante il passo falso del San Paolo è ancora solo Juve in vetta, al secondo posto dalla terza giornata in poi vi è stata una continua alternanza: prima Napoli, poi un quartetto a pari punti nel quale fanno la loro fugace comparsa anche Fiorentina e Torino, poi Milan, Inter e ancora Milan. Le milanesi si affrontano nel derby l'1 Dicembre 1985, ed è un derby per certi versi particolare, perché fa registrare le prime e uniche 2 reti di Paolo Rossi con la maglia del Milan in campionato. Non segnava da febbraio Rossi, quando ancora vestiva la maglia della Juventus. Non segna più moltissimo, ma quel giorno torna Pablito e realizza una splendida doppietta, intervallata dalle reti di Altobelli e di Brady su rigore che fissano il punteggio sul 2-2. Doveroso rendere omaggio dopo aver iniziato la storia col suo nome, giusto sottolineare quel pareggio perché quel giorno il Napoli ne approfitta, vince a Bari con una doppietta di Giordano e balza secondo.

 

Quel giorno per la seconda piazza le milanesi abdicano definitivamente annullandosi tra loro, finiranno sesta l’Inter e settimo il Milan. Ma il Milan proprio in questa stagione, il 20 Febbraio 1986, diventerà proprietà di Silvio Berlusconi, e saranno 30 anni di trionfi planetari, a cominciare dallo scudetto di 2 stagioni dopo.


Alla giornata successiva, che si disputa il giorno dell’Immacolata, la Juventus non gioca perché è impegnata nella finale di Coppa Intercontinentale, o Toyota Cup, che disputa in Giappone contro l’Argentinos Juniors, e che vince ai calci di rigore dopo che i tempi regolamentari e supplementari si erano conclusi sul 2-2. E’ una partita che ha vari protagonisti: Platini innanzitutto, semplicemente sublime in quella gara, in gol su rigore nei tempi regolamentari e autore del tiro decisivo dal dischetto. Roth, l’arbitro che odiava i gol capolavoro, che quel giorno annulla forse il goal più bello della carriera del francese e che poco più di un anno prima aveva annullato la straordinaria rovesciata di Rummenigge in Coppa UEFA in Inter-Rangers Glasgow.

 

Claudio Daniel Borghi, il fantasista che fece innamorare Berlusconi proprio in quella partita, addirittura definito il “Picasso del calcio” da Platini all’indomani dell’incontro. Sembrava destinato a diventare fenomeno, diventerà invece “Bidone” nel Como 1987-88, quando il Milan, che lo acquista proprio per mano di Berlusconi, lo parcheggia su quel ramo del lago perché ha già Gullit e Van Basten e gli stranieri possono ancora essere due al massimo. Non ci sarà spazio per lui con Sacchi, poco male perché al posto del cileno arriverà un certo Rijkaard come terzo straniero. E poi ancora Laudrup, che anche se sbaglia il suo tiro nella serie dei rigori fa un gol da posizione quasi impossibile nei tempi regolamentari. E Tacconi, che la sera prima è andato a bighellonare in giro e in quella partita para 2 rigori che regalano la Coppa.
 

E ovviamente Berlusconi che, fiutando l’affare del grande avvenimento, trasmette la partita in chiaro sulle sue reti televisive.
Quel giorno in campionato il Napoli batte proprio il Milan e tenta di avvicinarsi. La formazione partenopea chiuderà il girone d’andata al secondo posto, ma staccato di ben 6 lunghezze da una Juventus che ha totalizzato addirittura 26 punti su 30 e che sembra proiettata verso nuovi record.

 

E la Roma? Domanda ricorrente ma pertinente perché da quel momento qualcosa cambia…. La formazione giallorossa chiude il girone d’andata con un deludente 0-0 interno contro il Como, ed è terza a pari punti con l’Inter e a -8 dal vertice. 



..to be continued...