Insigne e Verdi, sono spariti i bonus: chi tenere e chi cedere all'asta?

“Ma cos’è questa crisi”... cantava nell’ormai remoto 1933 Rodolfo Tonino, in arte Rodolfo De Angelis, che fu anche drammaturgo, attore teatrale, pittore, saggista e poeta vicino agli ambienti futuristi. Ovviamente il motivetto del poliedrico artista napoletano si colloca in contesti ben diversi ed in un’epoca storica complicata per l’umanità, e non è certo compito nostro approfondire argomenti che avrebbero ben poco di giocoso nel nostro ludico contesto. Purtuttavia, e qui introduciamo il nostro amato gioco, le ultime vicende calcistiche e fantacalcistiche di Verdi e Insigne un po’ ci portano alla mente questa canzone di De Angelis, partenopeo come Insigne che è sempre stato simbolo calcistico del Napoli, al contrario di Verdi che nel Napoli ha comunque militato solo la scorsa stagione riscuotendo ben poca fortuna proprio quando si sperava nel definitivo salto di qualità dopo le buone stagioni di Bologna. Insomma una città passionale ed appassionata come comune denominatore, e una sola parola che purtroppo riecheggia: crisi.

Ma cos’è questa crisi? Proviamo ad analizzare il rendimento e i motivi degli scarsi risultati che i due giocatori stanno avendo e portando ai fantallenatori che vi avevano puntato, nella speranza che si trovino anche soluzioni adeguate.

La situazione di Simone Verdi a livello statistico salta certamente più agli occhi. Esultanza e tanta gioia per chi nelle aste di agosto lo aveva comprato a prezzo stracciato (era ancora giocatore del Napoli) quando negli ultimi secondi di calciomercato il giocatore passava al Torino. Da sicura vittima di vorticoso turnover napoletano a quasi sicuro titolare granata era un balzo che sapeva di colpaccio, per di più considerando il fatto che Cairo, per assicurarsene il prestito con obbligo di riscatto, metteva sul piatto ben 23 milioni più eventuali 2 milioni di euro di bonus. In pratica si tratta del più grande esborso economico mai effettuato dal Torino per l’acquisto di un giocatore. Chissà forse anche questo ha pesato inconsciamente sul giocatore, fatto sta che in 10 partite Verdi ha totalizzato la media voto horror del 5,55, che sale a 5,65 di fantamedia in virtù del misero assist fornito ad Ansaldi nella partita di Parma persa comunque 3-2. 

Insigne e Verdi, sono spariti i bonus: chi tenere e chi cedere all

Difficile immaginare peggio. Partendo dalla panchina e subentrando, partendo titolare, trequartista o attaccante la musica al momento non è cambiata, e finora Verdi è stato forse uno dei flop più eclatanti di questo inizio di stagione. Addirittura in una partita vinta con un netto 4-0 in quel di Brescia Verdi è stato impreciso, insufficiente e mestamente sostituito da un Berenguer che oltretutto ha fatto doppietta in pochi minuti. I motivi della crisi a nostro parere sono molteplici, e passano dalla grossa valutazione in sede di campagna acquisti che hanno investito di forse troppa responsabilità e aspettative il ragazzo, ad un discorso di meccanismi tattici da assimilare passando da un modulo ad un altro, oltre che alla frustrazione che colpisce chi vuol spaccare il mondo, sa che ha tutte le carte in regola per farlo ma non riesce a farlo. La sosta potrebbe essere la panacea ai mali, le parole affettuose di Mazzarri a fine gara potrebbero fare il resto, a nostro parere solo la tranquillità potrà donare altrettanta tranquillità e qualche bonus ad un giocatore fin qui troppo sottotono per essere vero.

Statisticamente diversa la vicenda di Lorenzo Insigne, se consideriamo che il piccolo attaccante azzurro ha una media voto certamente non elevata del 5,95 che però aumenta a 6,91 di fantamedia in virtù di 3 reti e 4 assist messi a segno in 11 presenze. Ma questo ovviamente non può bastare ai tifosi partenopei ed ai fantallenatori che avevano puntato su di lui, soprattutto in virtù del fatto che Insigne, come ogni anno, è partito alla grande per poi avere la solita flessione che subisce ogni anno dopo le prime ottime giornate. Insomma, nel suo caso è forse una mancanza di equilibrio e continuità a far saltare agli occhi un momento no che comunque si estrinseca con un digiuno di reti che dura addirittura dal 22 settembre, dal rigore messo a segno nella vittoria di Lecce, mentre per l’ultimo gol su azione bisogna andare addirittura alla prima giornata, quando fu decisivo con una doppietta (un gol su rigore) nel 4-3 di Firenze.

Insomma ultimi due mesi da incubo con picco maggiore avuto nell’esclusione in Champions contro il Genk e nei fischi del San Paolo nell’ultimo turno di campionato contro il Genoa al momento della sostituzione. Anche qui i motivi della crisi sono molteplici, ed anche in questo caso per noi tanto fa anche il discorso della serenità e delle troppe pressioni. Essere napoletano e capitano della squadra della propria città non è facile in un ambiente carico di entusiasmo e passione ma proprio per questo soggetto a sbalzi umorali dell’ambiente. Inoltre è subentrato forse anche l’aspetto tattico in quanto, dopo le prime due giornate nelle quali la squadra ha subìto ben 7 reti, Ancelotti è tornato al suo fedele 4-4-2, dirottando però il suo capitano sulla fascia sinistra di centrocampo.

L’allontanamento dalla porta avversaria porta logicamente ad una carenza di bonus, e quando questo capita ad un giocatore dalle caratteristiche puramente offensive come Insigne la differenza salta maggiormente agli occhi. Anche in questo caso può essere una buona cura la sosta, il ritrovare la serenità smarrita e la possibilità di un passaggio ad un 4-3-3 di sarriana memoria, provato senza successo nella trasferta col Torino ma probabilmente riproposto per far tornare a rendere al meglio i piccoletti offensivi della squadra partenopea.

“e chissà…che la crisi finirà!”….concludeva De Angelis nella sua canzone.


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